Tutti i modi per fare il pieno di energia

La batteria può essere caricata in corrente alternata, come nel caso delle colonnine domestiche e di buona parte delle colonnine pubbliche, o in corrente continua. Nel primo caso, i tempi di ricarica sono generalmente più lunghi Nel secondo caso (colonnine in corrente continua), la batteria può accettare potenze molto più elevate (anche più di 200 kW, dipende da come è configurata l’auto) con una conseguente drastica riduzione dei tempi di ricarica (si passa da molte ore a decine di minuti).

La batteria delle auto elettriche può essere caricata da una fonte esterna, cioè da una presa domestica standard di tipo Schuko, una colonnina domestica (wallbox) o una colonnina pubblica. 

È sempre necessario collegare la vettura alla fonte esterna tramite un apposito cavo di ricarica, che può essere di quattro tipi:

Connettore di tipo 3A a 4 poli
È destinato a veicoli elettrici leggeri, tra i quali bici, monopattini, ma anche scooter e quadricicli. Lo si utilizza con una control box (in genere fornita dal costruttore dell’auto) ma, per la bassa potenza in gioco, questa soluzione non è ideale per ricaricare le auto elettriche.
Cavo con spina Schuko
Una soluzione non ottimale usata per la carica domestica, da collegare a una presa a 230 Volt e dotato di control box che monitora la sicurezza dell’erogazione e ne modula la potenza. L’energia è in tal caso limitata a 10 Ampere e, quindi, a una potenza di 2,3 kW.
Connettore Mennekes
(a sette poli, di Tipo 2) È usato per le colonnine domestiche (wallbox) e per quelle pubbliche più diffuse per strada, che operano a corrente alternata (in gran parte con potenza fino a 22 kW, ma è possibile arrivare anche a 43 kW).
Fastcharger 
La soluzione per la ricarica a corrente continua che non richiede il cavo di ricarica privato perché integrato nella stazione di ricarica stessa, un po’ come avviene con l’erogatore dei distributori di carburante. In media, i charging point a corrente continua operano a 50 kW, ma si stanno diffondendo anche le stazioni ultrafast (o HPC, "High Power Charger"), con potenze da 150 a 350 kW. Questa tipo di ricarica potrebbe "stressare" di più la batteria e ha costi molto più elevati, per questo è consigliabile utilizzarlo soltanto quando realmente necessario, per esempio durante un lungo viaggio.
In generale, per capire quanto tempo ci vuole per caricare la batteria di un veicolo, basta dividere il totale dei kilowattora di capienza massima della stessa per i kilowatt di potenza dell’impianto a cui ci si attacca. Per esempio, per caricare una batteria da 60 kW servono 10 ore se ci si attacca a un impianto da 6 kW, 2,5 ore se l’impianto è da 25 kW e solo poco p iù di un’ora se l’impianto raggiunge i 50 kW.

Note

Realizzato con il contributo di QUATTRORUOTE

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